Perchè sempre più persone lasciano il proprio lavoro?

Le persone che lasciano il proprio posto di lavoro in cerca di altro stanno aumentando rapidamente in tutto il mondo. Si tratta, ormai, di un vero e proprio trend che ha conosciuto una rapida accelerazione soprattutto negli ultimi mesi. L’idea è principalmente quella di esplorare nuove opportunità per se stessi e le proprie ambizioni professionali e di vita. A prescindere da quali siano le cause, questo fenomeno ha sicuramente portata globale e non sembra destinato a esaurirsi nel breve termine.

Molti esperti del mondo del lavoro ritengono che il fenomeno delle “dimissioni globali” sia l’inevitabile conseguenza della pandemia che ha influenzato ogni settore della nostra società. Il Covid 19 non ha solo cambiato le nostre prospettive, ma ha modificato radicalmente la nostra intera visione del mondo.
La pandemia ha costretto molte persone all’isolamento e ha portato donne, uomini e ragazzi a modificare le proprie priorità di vita. E tra i cambiamenti più inaspettati in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, c’è quello dei giovani che si dimettono per cercare un nuovo lavoro. Negli ultimi mesi, infatti, tantissimi giovani hanno deciso di cambiare il proprio lavoro per mettersi alla ricerca di un nuovo impiego. Le retribuzioni non adeguate alle competenze e ambienti lavorativi ostili sono solo alcune delle motivazioni che spingono tante persone a scegliere un lavoro diverso.

Perché il lavoro per tutti gli individui rappresenta una parte integrante della vita di un essere umano, e non è possibile pensare che delle condizioni non favorevoli e un ambiente poco accogliente non pregiudichino la serenità e la tranquillità della vita di una persona anche al di fuori dell’orario di lavoro.

Riuscire a conciliare casa e impiego non è semplice, ma la pandemia ha imposto a tutti un nuovo modo di affrontare le giornate e ha fatto sì che anche le priorità vengano rivalutate. Volere del tempo libero per se stessi non dovrebbe essere percepito come un capriccio o come un’inadempienza alle proprie responsabilità, ma come una reale esigenza e necessità umana.

I giovani che vogliono fuggire dalla precarietà e che necessitano di orari di lavoro migliori per conciliare gli impegni sociali e familiari sono tantissimi. Secondo le statistiche, nella sola città di Milano ben 928.441 persone hanno deciso di chiudere la propria attività. Coloro che invece hanno scelto di licenziarsi autonomamente sono 206.445 con un aumento esponenziale nei primi sei mesi dell’anno 2021. Ben 32.576 giovani hanno deciso di cambiare lavoro anche per cambiare vita.

I rapporti umani in ufficio e le relazioni con i colleghi talvolta non idilliache, e l’impossibilità di crescere professionalmente, sono spesso la causa di tale scelta radicale. Come spiega il responsabile del Dipartimento mercato lavoro Antonio Verona della Cgil:”l’età più colpita è quella che va dai 25 ai 35 anni. Se volessimo tracciare le caratteristiche tipiche di un giovane dimissionario, potremmo identificarlo in un lavoratore che ha maturato una discreta anzianità di lavoro in azienda, mediamente superiore ad un anno, portatore di elevate o medie competenze tecnico professionali, impegnato fondamentalmente nel lavoro impiegatizio nelle attività professionali dei servizi alle imprese, delle comunicazioni e delle informazioni, nel commercio, trasporti e logistica e nei servizi sanitari”.

Massimo Bonini, Segretario Generale della Cgil, crede che i giovani scelgano di andare altrove oltre che per il compenso economico perché “le condizioni ambientali del posto di lavoro, il clima aziendale, relazioni formali e informali, e soprattutto il peso dei rapporti gerarchici, che forse dovrebbero essere riconsiderati con un orientamento più orizzontale e meno verticistico”.

È evidente allora che in un contesto del genere, anche le dinamiche nei rapporti di lavoro sono cambiate radicalmente di conseguenza. La possibilità di lavorare senza vincoli di spazio e tempo ha aperto la strada ad un ventaglio di opportunità molto più ampio rispetto al passato. Mai come oggi, infatti, i lavoratori sentono l’esigenza di esplorare nuovi orizzonti, in cerca di esperienze migliori non solo da un punto di vista economico ma anche di crescita professionale e, soprattutto, di equilibrio tra vita privata e lavoro.

Durante i giorni più difficili del lockdown, alcuni lavoratori hanno ritenuto che i loro sforzi non fossero stati notati o apprezzati o che il loro datore di lavoro non fornisse il supporto di cui avevano bisogno. Altri hanno sentito l’esigenza di trovare uno scopo e un significato maggiori nella loro carriera o un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.

Il trend globale che sta spingendo tanti lavoratori a cambiare e lasciare la propria posizione potrebbe diventare una grande occasione per modificare in meglio il modo in cui i talenti e le organizzazioni si connettono. Potrebbe aprire la strada a un lavoro più significativo per i talenti, motivando al contempo i leader aziendali a cambiare il loro approccio per entrare in contatto con i professionisti migliori in circolazione. Qualunque cosa possa accadere nel prossimo futuro, insomma, un aspetto appare chiaro: sarà fondamentale evolversi velocemente.

Ah un’ultima cosa: sai quale è risultata essere secondo le statistiche una fra le attività più ambite da chi ormai cerca una propria libertà lavorativa e magari anche finanziaria? Il trader…ma di questo parlerò in un prossimo articolo.